Creazioni in vetro soffiato, vetrofusione e gioielli
I Vetri di Sandro Bormioli
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Bottega in Altare (SV), Via Roma n. 41
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Soppressione del Consolato ad Altare

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LE VETRERIE DI ALTARE DOPO LA SOPPRESSIONE DEL CONSOLATO DELL’ARTE.Ernesto SaroldiIl 20 giugno 1823 re Carlo Felice decretava la soppressione dell’Università e del Consolato dell’Arte Vetraria di Altare. Il provvedimento era notificato in data 26 giugno 1823 con la pubblicazione del seguente editto:“MANIFESTO portante soppressione dell’Università, e Consolato dell’Arte Vetraria in Altare.In data del 26 Giugno 1823.Il Regio Tribunale di Commercio in Savona Sedente - Informata S.M. che l’esistenza dell’Università, e del Consolato dell’Arte Vetraria nel luogo di Altare, e l’osservanza degli Statuti per detta arte da molti anni emanati, come pure l’esercizio dei privilegi negli stessi Statuti compresi, e divenuti inutili, non che dannosi dopo che la fabbricazione de’ vetri s’introdusse liberamente in varj luoghi de’ Regi Stati, non solamente frappongono insuperabile ostacolo ai progressi dell’arte medesima, la quale da tanti vincoli compressa non potè mai crescere colà a quel grado di perfezione cui già pervennero le altre Vetraje, ma che pregiudicando di più l’avviamento e la prosperità di queste stesse Vetraje, e gli interessi di detta Comunità, furono da lungo tempo sorgente infausta di molteplici dissensioni e contese fra gli esercenti l’arte suddetta, e quella popolazione, e che da tali dissensioni venne più di una volta turbata la pubblica tranquillità, e nacquero altri disordini gravi, la repressione de’ quali rese necessarj in diversi tempi degli energici provvedimenti. Essendosi perciò la M.S. determinata di mettere riparo a così grande inconveniente, e togliere il fomite di tanti mali, col sopprimere affatto l’Università, il Consolato, gli Statuti, ed i privilegi suddetti, ed essendosi degnata di parteciparci con Regio Viglietto datato in Torino li 20 Giugno corrente le sue deliberazioni al proposito, incaricandoci di renderle note ai Consoli attuali di quell'Università, e curarne il pronto, ed esatto eseguimento;Noi pertanto soddisfacendo ai ricevuti Sovrani comandi notifichiamo essere pienamente abolita, e soppressa l’Università, ed il Consolato dell’Arte Vetraria di Altare, gli Statuti, Capitoli, e Regolamenti che ivi furono fin qui in vigore per l’esercizio di detta Arte, come anche le prerogative, ed i privilegi tutti negli Statuti compresi, e finora esercitati dal Consolato predetto.
Mandiamo il presente pubblicarsi in Altare, ed in Savona ai luoghi e modi soliti, e pienamente, ed esattamente osservarsi.Dat. in Savona il 26 Giugno 1823.Per detto Ill.mo Regio Tribunale di CommercioBartolommeo Cappa, Notajo, Segretaro “.(Savona, 1823. Presso Felice Rossi, Stampatore della Regia Intendenza).I vetrai, benché privati dei privilegi che fino allora li avevano caratterizzati, continuavano in gran parte la loro attività in loco e le vetrerie (chiamate anche vetraje od usine) aumentavano addirittura di numero. Nel 1793 le fabbriche da vetro erano quattro, nel 1825 erano salite ad otto. Mai, però, le fornaci hanno superato tale numero.I documenti d’archivio precisano le seguenti usine:24 febbraio 1793 - “una di Pietro e Rocco cugini Bormioli nella quale si lavora sei mesi all’anno;la seconda dell’Avv. e Cugini Lodi tenuta in affitto da Francesco Saroldi che lavora tre mesi all’anno;la terza di Luigi e Angelo Fratelli Saroldi che lavora tre mesi all’anno;la quarta dell’avv. Francesco Massari che lavora due mesi all’anno”.12 agosto 1793 - La presenza delle quattro vetrerie è confermata dalla seguente risposta del Consiglio Comunale alla lettera del Conte Goschi in occasione dell’ispezione del 19 luglio. Lo scopo di tale risposta era di ottenere a favore dell’Università dell’Arte Vetraria “l’esenzione dalle nomine da soldati provinciali”:(…) fabbriche, tanto nel Regio Stato, che estere in cui sogliono impiegarsi le maestranze ed individui di questa Università, se ne fa quindi descrizione coll’identificare le città e luoghi dove esistono, e sono - cioè nel R° Stato - :N. 4 in questo luogoN.2 nella città di Torino nel Borgo PoN.1 nel luogo della ChiusaN.1 nel Borgo d’Intra.Né paesi esteri:N.2 nella città di PaviaN.4 in quella di MilanoN.1 in quella di ComoN.1 in quella di MantovaN.1 in quella di Parma.Altra in quella di Modena ed altra in quella di Bologna, e finalmente altra in Ferrara. Vi sono pure altre piccole fabbriche nella Romagna in cui soglionsi impiegare alcuni individui di questa Università non formanti maestranza, e sono nelle città di Pesaro, Imola, Faenza, Cento, Rimini e qualcheduno anche in Roma e similmente in Cremona e Casal Maggiore (…)”.Nel 1824 l’attività delle vetrerie era subordinata al rilascio di Regie Patenti di cui si trascrive un esemplare, in carta bollo da centesimi 30:“Ill.mo Sig. IntendenteFrancesco Saroldi fu Angelo nativo e domiciliato nel Comune dell’Altare, proprietario di un fornello da vetro bianco situato nell’abitato dell’Altare, in esecuzione del prescritto dalle Regie Patenti 10 settembre 1824 e dal manifesto pubblicato in seguito della circolare dell’Azienda Economica dell’Interno in data dei 22 giugno 1825, presenta a V. S. Ill.ma li qui appresso indicati titoli; all’oggetto di poter ottenere da S. M. il permesso di continuare nell’intrapreso esercizio, e godere così di tutti i privilegi che l’Augusto Nostro Sovrano concede alle fabbriche, che si trovano nei suoi Regi Stati.Il che sperando, il supplicante Francesco Saroldi.Il fornello da vetro bianco di cui egli è possessore è situato nell’abitato dell’Altare.Rifonde questo il vetro rotto, che si raccoglie nello Stato per formarne oggetti diversi ad usi varj; consuma Kilog.12.000 di vetro rotto.La legna è di specie diversa, si estrae dai boschi comunali e particolari tanto dell’Altare come de’ Comuni limitrofi, il nome de’ quali è difficile accennarlo, e la consumazione sarà di Kilog.288.000.La fabbrica fu costrutta da 200 anni e più.La lavorazione atteso il poco premio si è ridotta a soli mesi due. Desidera continuare per sempre .I Documenti che presenta sono i seguenti:1° Due copie della pianta e spaccato2° Un certificato dell’autorità locale constatante i mezzi di fortuna del proprietario3° Una sottomissione d’uniformarsi alle clausole portate nella permissione che sta per ottenere.Io sottoscritto nella presente mi obbligo, e mi sottometto di precisamente uniformarmi a tutte le clausole, e condizioni che saranno per essere indicate nella permissione che imploro da S. M. per lasciare in esercizio il mio fornello di vetro bianco, di eseguire il disposto delle leggi, regolamenti ed istruzioni, che potessero aver rapporto a detto stabilimento, ed a tutte quelle direzioni, che verranno somministrate dal Corpo Reale delle Miniere.Savona li 26 settembre 1825 - Francesco Saroldi”.Nel 1825 le vetrerie esistenti erano le seguenti:1 - Filippo Bormioli fu Leone, attiva con un fornello da cristallo (vetro bianco);2 - Giuseppe Bormioli di Rocco, attiva con due fornelli da vetro non specificato;3 - Giuseppe Brondi e Compagnia, attiva con un fornello da cristallo (vb.);4 - Filippo Lodi Medico, attiva con due fornelli da vetro non specificato;5 - Eredi avv.Francesco Massari, attiva con un forno a vetro bianco;6 - Francesco Saroldi, attiva con un forno da vetro bianco;7 - Paulo Saroldi fu Luigi, attiva con un fornello da vetro verde;8 - Paulo Saroldi fu Luigi, attiva con un fornello da cristallo (vb.).Il 30 giugno 1840 lo “stato nominativo dei proprietari di vetraje che trovasi in attuale attivamento sul Comune di Altare - Mandamento di Cairo” era il seguente:1 - Fratelli Berruti di Gio Batta con un forno da vetri verde o cristallo;2 - Fratelli Somaglia fu Cesare con due forni (uno da vetro verde e uno da cristallo);3 - Avv. Pietro Lodi con due forni (uno da vetro verde e uno da cristallo);4 - Vincenzo Saroldi di Paolo con due forni (uno da vetro verde e uno da cristallo);5 - Fratelli Bormioli fu Carlo con due forni (uno da vetro verde e uno da cristallo);6 - Giuseppe Bormioli fu Leon Rocco con due forni (uno da vetro verde e uno da cristallo);7 - Fratelli Massari fu avv.Francesco con un solo forno da vetro verde;8 - Fratelli Brondi fu Gio con un solo forno da cristallo (vb).Dal 1839 al 1843 i forni - e non le vetrerie - attivi annualmente erano 11; i non attivi quattro e il personale impiegato era di 33 unità.Nel 1844 i forni attivati erano otto, i non attivi sette; persone occupate 24,Nel 1845 i forni attivati erano nove, i non attivi sei; persone occupate 27.Nel 1846 i forni attivati erano cinque, i non attivi dieci; persone occupate 15.Nelle osservazioni si legge che “il numero degli operai s’intende desunto da una media per caduna di queste fabbriche e solo impiegati in epoca di lavorazione”.Al 30 marzo 1847 si registra: “Provincia di Savona - Stato nominativo de’ Proprietari di vetraje attive e non attive nel Comune di Altare - Mandamento di Cairo”.1 - Avv. Angelo e Giuseppe Fratelli Berruti di Gio Batta con un forno da vetro verde;2 - Salvatore e Ignazio Fratelli Somaglia fu Cesare con due forni (uno da vetro verde e uno da vb);3 - Avv. Pietro Lodi fu medico Filippo con due forni (uno da vetro verde e uno da cristallo);4 - Vincenzo Saroldi di Paolo con due forni (uno da vetro verde e uno da cristallo);5 - M.co Mariano Bormioli, avv.Pietro e Camillo Fratelli fu Carlo con due forni (uno da vv. e uno vb);6 - Giuseppe Bormioli fu Leon Rocco con due forni (uno da vetro verde e una da cristallo);7 - D.Vittorio, not.Stanislao e M.co Luigi Massari fu avv.Francesco con un forno da vv e vb. (da due anni non attivata);8 - Giuseppe, Vincenzo e Rocco Fratelli Brondi fu Giog. con un forno da vetro verde e bianco( inattivata da cinque o sei anni).Fino al 1847, l’annotazione cristallo e vetro bianco si equivaleva nello specifico della produzione, mentre nel 1849 si registrava, invece, come sotto riportato, una discriminante che può essere imputabile all’amanuense, non avvezzo al linguaggio involuto dei vetrai, o ai nuovi correttivi della composizione del vetro. Di fatto, com’è noto, il cristallo si differenzia dal vetro comune per le peculiarità intrinseche le quali conferiscono maggior valore al prodotto.12 ottobre 1849 - Le vetrerie erano ridotte a cinque:1 - Bormioli (?) con un fornello da cristallo ed altro da vetro bianco;2 - Filippo Lodi con due fornelli (uno da vetro bianco e uno da cristallo);3 - Antonio Lodi con due fornelli (uno da vetro bianco e uno da cristallo);4 - Eredi Massari con due fornelli ( uno da vetro bianco e uno da cristallo);5 - Filippo Bormioli con un fornello da vetri cristalli.Nel 1850 e nel 1851 le fabbriche da vetro erano sei:1 - Ardissone e Comp.; (periodo lavorato mesi 10)2 - Massari Pasquario; ( “ “ “ 12)3 - Berruti Fratelli; ( “ “ “ 7)4 - Racchetti e Somaglia; ( “ “ “ 5 e giorni 8)5 - Lodi avv. Pietro; ( “ “ “ 5)6 - Saroldi Vincenzo. ( “ “ “ 3 e giorni 15)Nel 1850 le suddette, vetrerie avevano occupato complessivamente 255 uomini e 20 donne, prodotti kg 4.220 di cristallo e 2.594 di vetro verde consumando kg 63.750 di legna.Nel 1852 le fornaci in attività rimanevano cinque essendosi sciolta la vetreria Ardissone e Comp.Nel 1853 erano in esercizio le seguenti vetrerie:1 - Massari Pasquario (periodo lavorato mesi 5)2 - Berruti Fratelli ( “ “ “ 4)3 - Racchetti e Somaglia ( “ “ “ 7)4 - Lodi avv. Pietro ( “ “ “ 3)5 - Saroldi Vincenzo. ( “ “ “ 5)Nel corso dell’anno avevano dato lavoro a un totale di 127 uomini e 11 donne, producendo kg 2.511,20 di cristallo e kg 1.231 di vetro verde esaurendo kg 35.500 di legna.Nel 1854 lavoravano solo le vetrerie di:1 - Massari Pasquario ( mesi 5)2 - Racchetti e Somaglia ( “ 8)3 - Lodi avv. Pietro ( “ 6)4 - Saroldi Vincenzo. ( “ 5)Esse occupavano, in generale, 80 uomini e 6 donne, producendo kg 2.538 di cristallo e kg 1.308 di vetro verde, utilizzando kg 35.000 di legna.Il 24 dicembre 1956 veniva fondata l’Associazione Artistico Vetraria che assumeva poi la denominazione di Società Artistico-Vetraria, An.Coop. (SAV)., mentre continuavano ancora ad essere attive altre cinque vetrerie, avendo ripreso l’attività la Fratelli Berruti.Il 18 giugno 1861 le fornaci temporarie da vetri e cristalli erano sette: F.lli Berruti, Avv.Lodi, Paulo Luigi Massari, Vincenzo Saroldi e F.lli Bormioli “esercitate le di contro cinque fornaci dalla Società Artistico Vetraria conduttrice delle stesse”. Altre due, una propria di Somaglia e l’altra “solo socio” erano “esercitate dalla Società Vetraria e Racchetti e Familiari”.Il 1° gennaio 1865 i proprietari delle cinque fabbriche da vetro e cristallo: Angelo Berruti, Enrico Lodi, Carlo Luigi Massari, Vincenzo Saroldi e Camillo Bormioli firmavano l’atto di cessione delle loro vetrerie a favore della Società Artistico Vetraria per la quale firmava Pietro Racchetti, presidente del Comitato.Il documento è redatto in quattro facciate su carta bollo da cent.50 e stabilisce le clausole dell’accordo che obbligano le parti per nove anni “li quali hanno principio dal giorno d’oggi e terminano con tutto il trentuno dicembre milleottocentosettantatre (31 Dicembre 1873)”.
Successivamente cessava il lavoro la vetreria Somaglia mentre la fornace Racchetti rimaneva l’unica a proseguire autonomamente le sue lavorazioni, in parte affini a quelle della SAV. La sua attività, però, era saltuaria e diversi sono stati i cambiamenti della ragione sociale, dei proprietari e della produzione. La vetreria terminava in ogni modo, definitivamente, la lavorazione negli anni settanta del secolo XX.La documentazione archivistica sopra riportata è esaustiva nel dimostrare che la soppressione dell’Università e del Consolato dell’Arte Vetraria non ha provocato sostanziali modifiche alla locale economia. È pur vero che alcuni vetrai - tra i più facoltosi - erano emigrati in altre regioni italiane, e anche all’estero, dove avevano impiantato fornaci da vetro, ma questo rientrava nel fenomeno della loro tipica mobilità, conosciuta già da secoli.Il decreto abolitivo dei privilegi è valso, soprattutto, a porre fine ai conflitti di varia natura in essere fra gli appartenenti all’Arte Vetraria ed il resto della Comunità.Fonti ArchivisticheArchivio Comunale di AltareArchivio Privato© 2001 - Tutti i diritti riservati.

Costantino Bormioli, Lavorazione Artigiana Vetro - P.IVA 01317860094
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