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Bottega in Altare (SV), Via Roma n. 41
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Le navi di San Rossore

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“Le antiche navi di San Rossore”. Appunti in margine a una mostra.
Di Daniela Stiaffini

Si è svolta a Pisa dal 25 giugno al 6 agosto 1999 (con prolungamento sino al 10 settembre), presso gli Arsenali Medicei (Lungarno Sonnino), una mostra dal titolo “Le antiche navi di San Rossore” dedicata ad alcuni dei moltissimi reperti rinvenuti durante una fortunata indagine archeologica iniziata nei primi giorni del dicembre 1998, nell’area del complesso ferroviario della stazione di Pisa - San Rossore.
La mostra coordinata e diretta da Stefano Bruni è stata realizzata grazie all’accordo di vari Enti (Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana; Soprintendenza ai beni Architettonici, Ambientali, Artistici, Storici di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara; Regione Toscana; Provincia di Pisa; Comune di Pisa,; Ferrovie dello Stato) e alla sponsorizzazione della Banca Toscana con la collaborazione della Teseco, Mc. Network e Hibit (Pisa).
Lo scavo, motivato da lavori di pubblica utilità, ossia la realizzazione delle fondazioni del nuovo centro direzionale relativo alla linea tirrenica delle Ferrovie dello Stato, ha riportato alla luce i resti di parte del porto urbano della città etrusca e romana. Una serie di circostanze fortunate come la presenza di di una notevole quantità di acqua di falda di superficie, l’assenza di ossigeno e le difficoltà riscontrate ab antiquo nel recuperare i relitti delle navi e i loro carichi affondati in questo bacino in epoche diverse ha permesso la conservazione fino ai giorni nostri di una notevole quantità di reperti. Lo scavo archeologico diretto dal Dr. Stefano Bruni della Soprintendenza Archeologica della Toscana ed eseguito dalla Cooperativa Archeologica Co.IDRA di Firenze, ha fornito una serie di sorprendenti notizie inedite sul porto urbano e restituito una serie cospicua di reperti e non è escluso che riservi per il futuro altre importanti sorprese.
Al momento della mostra (giugno 1999) sono stati individuati dodici relitti (di cui otto in corso di scavo) che coprono un vasto arco cronologico che va dal secondo secolo a.C. sino ai primi decenni del secondo secolo d.C. (fig. 1). Si tratta di quello che resta di tre navi onerarie (relitti A-B-E) databili fra la prima età augustea e i primi decenni del II sec. d. C., due delle quali rinvenute con parte del carico ancora in situ (relitti B-E), di due barche con lo scafo così affusolato da far pensare a imbarcazioni particolarmente adatte alla navigazione fluviale o lagunare (relitti F-H), di un barcone da pesca (relitto C) e di una nave di una tipologia completamente diversa da quelle già elencate, priva di carico, sulla cui funzione e tipologia gli studiosi sono tuttora incerti anche se alcuni propongono una sua utilizzazione in campo militare (relitto D) e del carico (databile fra la seconda metà del III sec. a.C. e la metà del II sec. a.C.) di una nave, della quale non è stato rinvenuto il relitto, recuperato a ridosso della palizzata del porto, di cui avrebbe causato la distruzione, situata nell’ampliamento sud dell’area di scavo.
Tra i molti materiali rinvenuti un posto di primaria importanza è occupato dalle anfore, delle quali si ha una ricca seriazione tipologica e cronologica; non manca l’attestazione di vasellame da mensa, anche di pregevole fattura, come la Terra Sigillata Italiaca. Destano curiosità gli oggetti in legno, paglia, corda, tutti materiali deperibili e difficilmente conservati in altri contesti di scavo.
Di particolare interesse e di straordinaria bellezza sono alcuni reperti vitrei, soprattutto quelli rinvenuti tra i carichi delle navi affondate nelle aree 2 e 3 (relitti E-F-B). I manufatti piuttosto ben conservati sono relativi soprattutto a vasellame da mensa e da dispensa, si ha una discreta attestazione di unguentari e la presenza, invero piuttosto scarsa, di perle di pasta vitrea e di pedine da gioco. Se la maggior parte dei recipienti da mensa (coppe, bicchieri, bottiglie) e da dispensa
(bottiglie monoansate) fanno ritenere che la maggioranza del vasellame vitreo recuperato fosse relativo al corredo vitreo usato a bordo delle navi; la particolare raffinatezza di alcune suppellettili (coppe costolate, coppe “a mosaico”, brocca decorata da una maschera) fa pensare al corredo da mensa di una persona di rango elevato, forse lo stesso comandante della nave, ovvero a uin trasporto di vasellame vitreo pregiato ordinato per soddisfare particolari committenze, relativo quindi a pochi pezzi. La presenza dei balsamari può testimoniare l’uso a bordo di unguenti, balsami o sostanze medicamentose contenute e vendute in questi pioccoli recipienti realizzati in un vetro di qualità corrente. La pedina da gioco in pasta vitrea nera attesta un momento di svago nella vita di bordo: il gioco.
Il vasellame vitreo è stato realizzato impiegando due tecniche fondamentali. Quella a matrice, con la quale sono state fabbricate le coppe costolate e le coppe “a mosaico” (con la tecnica dei millefiori, del reticello, dei nastri policromi) e il vetro soffiato a canna libera e a stampo. Si segnalano in questa sede alcuni frammenti di coppe a nastri recuperati nell’area 3 e probabilmente facenti parte del carico della nave B (fig. 2), databili fra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.; due coppe costolate, di ciu una integra, databili tra la fine del I sec. a. C. e il I sec. d. C. (figg. 3-4) e una brocca in vetro soffiato a canna libera, decorata alla base dell’ansa da una raffinata “applique” in vetro fuso a rilievo raffigurante una testa femminile (maschera teatrale), databile al I sec. d.C. (fig. 5) tutti recuperati nell’area 2 assegnabili, con ogni probabilità, al carico della nave E. Di particolare bellezza è la brocca che per le caratteristiche morfologiche e stilistiche sembra fare parte, insieme ad altri tre esemplari, della produzione di un’unica officina vetraria, non ancora localizzata ma, secondo la Roffia, attiva in area italiana in età augustea. L’ipotesi sembra trovare conferma, secondo la nota studiosa, nel fatto che due dei tre esemplari sinora rinvenuti, oltre alla brocca pisana, siano stati ritrovati in territorio italiano: una a Pompei, l’altra in Sardegna; mentre l’esemplare privo dei dati di provenienza, oggi conservata al Corning Museum of Glass, Corning-New York (USA), proveniendo dalla collezione della famiglia Sangiorgi di Genova, è ipotizzabile che sia stata rinvenuta in territorio italiano.
La mostra si è avvalsa di un sintetico ma esaustivo catalogo intitolato “Le navi antiche di San Rossore” edito dalla Co. IDRA di Firenze, curato da Stefano Bruni.

Daniela Stiaffini

Bibliografia essenziale
Bruni S. (a cura di), Le antiche navi di San Rossore, catalogo della mostra (Pisa, Arsenali Medicei 25 giugno-6 agosto 1999), Firenze 1999.
Museo Poldi Pezzoli. Ceramiche, vetri, mobili e arredi, Milano 1983.
Vetri dei Cesari, Milano 1988.

Didascalie
Fig. 1 - Planimetria dello scavo - stato al giugno 1999 - (da Bruni 1999).
Fig. 2 - Area 3. Frammenti di coppe “a nastri” (Foto SAT).
Fig. 3 - Area 2. Coppa costolata (Foto SAT).
Fig. 4 - Area 2. Coppa costolata (Foto SAT).
Fig. 5 - Area 2. Brocca (Foto SAT).

Referenze fotografiche
SAT = Soprintendenza Archeologica della Toscana, autore Luigi Miccinesi

Costantino Bormioli, Lavorazione Artigiana Vetro - P.IVA 01317860094
Costantino Bormioli P.IVA 01317860094
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