Il Tour
L'ospizio Fluelapass: qui gli italiani pagano in anticipo...
Domenica 22 luglio 2007. Altare, Spluga, Fluelapass: km.439
Partenza da Altare alle ore 8,30: strada per Acqui Terme, poi Alessandria, dove prendiamo l'autostrada. Direzione Milano, tangenziale est e poi via verso Lecco. Lunghe gallerie fino a Chiavenna. E' mezzogiorno: tappa gastronomica per assaggiare la celebre bresaola e poi inizia la salita al Passo dello Spluga. Il tempo è bellissimo, a Chiavenna ci sono circa trenta gradi e perciò siamo ottimisti sul tempo che incontreremo: dopo i tour dei due anni precedenti sotto nebbia e neve, la speranza questa volta è grande!La strada per lo Spluga è ricca di curve e gallerie, ma un pelo trafficata. E' solo il primo pomeriggio, ma il viaggio procede talmente spedito che bruciamo letteralmente le tappe: infatti avevamo programmato a Spluga il primo pernottamento ma...arriveremo addirittura al Fluelapass! Per arrivarci si passa per Davos, località turistica famosa per passati giochi invernali: qui abbiamo il primo contatto con la Svizzera estiva: strade deserte, pochi locali aperti. Abbiamo fame e non troviamo di meglio che azzannare un amburger. Ripartiamo per il Fluelapass, 2389 metri: fa freddo, abbiamo macinato più di 400 km e siamo un po' stanchi, ma euforici per esserci portati così avanti. Il vantaggio sarà un bonus da sfruttare per la sola giornata piovosa del tour. Chiediamo una stanza nel locale ospizio, gestito da tre signore in scala di età. Tocchiamo con mano la genetica diffidenza degli svizzeri verso gli italiani: pur non presentandoci esattamente come pericolosi banditi, all'ora di cena veniamo cordialmente invitati a pagare la stanza in anticipo! Mangiamo una zuppa di farro e wurstel, disgustosa se immaginata dall'Italia, squisita lì in quel momento: sarà il piatto svizzero meglio riuscito che potremo assaggiare.
Mi capita un piccolo imprevisto, dalle mie parti si direbbe il "momento del belinone": le moto erano parcheggiate nel piazzale di fronte all'ospizio, in balia di un vento fortissimo. Così ci è venuto in mente di spostarle al riparo. Ma il più furbo di tutti, ossia io, aveva legato con una catena antifurto la ruota posteriore della GS. E' stato un attimo: scesa la moto dal cavalletto, si è bloccata improvvisamente e mi è caduta. Risultato: copritesta sinistro rigato e raggio piegato. Bravo!Per fortuna l'età mi ha insegnato a non prendermela troppo per i danni ai mezzi meccanici. Una volta accertata la sicurezza della moto abbiamo proseguito tranquillamente la serata.Le lunghe chiacchierate notturne a tema motociclistico sono una costante dei nostri viaggi: erudite argomentazioni che, enfatizzate dall'altitudine, fuoriescono dalle nostre menti per scatenare risate e battute irripetibili. Teorizziamo lungamente su aspetti sociologici, umani e meccanici del mondo su due ruote. Dibattiamo profondi argomenti tecnici su ogni modello di moto. Alla fine siamo sempre consapevoli della montagna di cazzate che abbiamo sprigionato.
Con un ultimo sforzo concludiamo che la vera passione è quella che ti spinge a provare piacere nel fare un giro su qualsiasi mezzo a motore a due ruote, dal semplice motorino alla maxi più evoluta. Personalmente l'eccezione riguarda lo scooter: guidarne uno mi fa venire sonno e questo accade dopo due minuti netti dalla partenza.L'altitudine raggiunta così in fretta si fa sentire: dormiamo con difficoltà e persino Stefano ha un tono di russata un po' ingolfato. In qualche modo arriva la mattina e siamo pronti a partire.
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